Studiare una lingua straniera: ecco tutti i benefici sul cervello umano
Studiare una lingua straniera:
ecco tutti i benefici sul cervello umano
Un corso di lingua straniera, un periodo di tempo trascorso all’estero a lavorare o a studiare: l’una e l’altra attività hanno dei vantaggi concreti che alcune ricerche scientifiche hanno dimostrato. Vediamo insieme quali sono i benefici sul cervello umano.
Nel 2012 alcuni ricercatori svedesi hanno condotto una ricerca (riportata su ScienceDaily nell’ottobre 2012) su alcune reclute dell’Interpreter Academy delle Forze Armate: mentre ad un gruppo di controllo hanno fatto studiare diverse materie, ad altri hanno permesso di imparare una nuova lingua in tempi relativamente brevi. Cosa è accaduto? Dopo qualche tempo il cervello delle reclute è stato sottoposto ad una risonanza magnetica e si è notato un accrescimento in volume e densità di quelle aree cerebrali dedicate al linguaggio e dell’ippocampo che è invece preposto alla memoria: tale modificazione è stata rilevata solo negli studenti che stavano imparando una lingua straniera. “Anche se non siamo in grado di confrontare tre mesi di studio intensivo di lingua con una vita da bilingue, ciò ci suggerisce che l’apprendimento delle lingue è un buon modo per mantenere il cervello in forma”: queste le parole di Johan Mårtensson, ricercatore in psicologia dell’Università di Lund in Svezia.
Parlare una lingua protegge dall’Alzheimer
Che studiare una lingua straniera abbia benefici sul cervello e quindi sulla salute è stato dimostrato anche da un’ulteriore ricerca condotta presso l’Università di York, in Canada. Pubblicato sul Journal of Psychology and Ageing, tale studio ha dimostrato che imparare, e quindi parlare, una lingua straniera, possa proteggere il cervello da malattie quali la demenza senile ed il morbo di Alzheimer. Sono stati valutati soggetti dai 30 agli 80 anni ed è stato dimostrato infatti che chi parlava almeno due lingue si dimostrava meno propenso all’invecchiamento mentale. Nelle parole del prof. Clive Ballard, direttore della ricerca: “Questa scoperta sostiene la possibilità che l’esposizione in giovane età ad una seconda lingua può in seguito influenzare il processo di sviluppo del cervello.”
Sempre nel 2012 anche la statunitense Northwestern University ha condotto un’altra ricerca scientifica che è stata pubblicata su PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences): leggendo l’articolo in questa rivista scientifica potrete scoprire che “gli studenti in grado di parlare almeno due lingue avevano migliore capacità di apprendimento e comprensione dei test, manifestavano maggiore attenzione, erano più veloci nel decodificare le informazioni ricevute e in genere manifestavano maggiore attività cerebrale”. Così asserisce la neuro-scienziata Nina Kraus, responsabile dello studio che ha analizzato due gruppi di studenti, uno dei quali formato da ragazzi che parlavano fluentemente una seconda lingua. La dott.ssa Kraus, insieme all’esperta in bilinguismo Viorica Marian, ha condotto questo studio specialistico sulle regioni subcorticali uditive effettuando un esperimento: di fronte a suoni complessi, con rumore di sottofondo, il gruppo di ragazzi bilingue è riuscito a codificare meglio i suoni a differenza dei ragazzi che parlavano una sola lingua. Ciò ha dimostrato biologicamente che chi parla una lingua straniera ha un vantaggio a livello di attenzione uditiva e quindi maggiore memoria e capacità di attenzione degli altri. Ad un risultato simile è arrivata anche l’University of California di San Diego: in questo caso sono stati studiati gruppi di ultrasessantenni ed è stato dimostrato che coloro che sapevano parlare una lingua straniera presentavano i sintomi della demenza senile e del morbo di Alzheimer molto più tardi degli altri.
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Perdonate il ritardo nel farmi sentire, è passato un po’ di tempo, ma ho avuto il primo periodo di verifiche a scuola e ho avuto veramente avuto tanto da studiare! Il gioco è valso la candela perchè alla fine sono andate tutte bene, anzi sono davvero felice perchè ho avuto anche voti più alti di quelli italiani. Se proprio vogliamo trovare il pelo nell’uovo adesso ho il mio secondo raffreddore del mese e quindi nono sono al massimo della forma, però per il resto mi trovo molto bene, la famiglia è fantastica, la adoro, e anche con la scuola mi trovo proprio bene, con gli insegnanti e con i compagni. Dal punto di vista dell’ambiente che mi circonda, dove sto vivendo, mi piace moltissimo, per i suoi colori e le sue atmosfere, e infatti lo consiglio a tutti quelli che vogliono un posto tranquillo, senza la frenesia delle grandi città.
Per quanto riguarda i giovani europei che vogliono iscriversi in un’università britannica, l’UUK (Universities UK, associazione che rappresenta oltre 130 atenei nel Regno Unito) precisa che in caso di uscita con accordo non cambierà niente per gli studenti che arriveranno in Gran Bretagna prima della fine del periodo previsto per il completamento della Brexit (dicembre 2020). Gli studenti che arrivano entro tale data potranno richiedere il «Settled Status» o «Pre-Settled Status». Il Settled Status riguarda le persone che vivono da almeno cinque anni nel Regno Unito e se ottenuto, permetterà di poter vivere, lavorare e studiare nel Paese per un tempo illimitato. Il Pre-Settled Status invece è il passaggio obbligato per riuscire ad accumulare la residenza quinquennale e ricevere così lo status definitivo. Le domande sono state aperte il 30 marzo 2019 e saranno chiuse il 30 giugno 2021 (sempre in caso di una Brexit con accordo). Queste regole non saranno valide in caso di un’uscita dall’Ue senza accordi. Gli studenti potranno rimanere nel Regno Unito per un massimo di tre mesi, dopodiché dovranno richiedere lo «European Temporary Leave to Remain», che consentirà loro di poter restare per un massimo di 3 anni. Ma attenzione: è una pratica che può essere problematica per gli studenti dell’Ue che scelgono un corso di durata superiore a tre anni. Ciò richiederebbe loro di immatricolarsi senza avere la garanzia di quello che accadrà dopo.
Lo scorso anno la zecca canadese ha messo in circolazione 3 milioni di “toonie” (ovvero la moneta da due dollari canadesi) realizzati con uno speciale inchiostro che si illumina al buio, mimando l’effetto di un’aurora boreale, soggetto rappresentato appunto sulla moneta.
Se sogni di percorrere tutto il Canada a piedi o in bicicletta, di toccare con mano i suoi splendidi paesaggi, puoi percorrere questo sentiero ciclopedonale progettato nel 1992. Si tratta del più lungo al mondo e si estende per circa 24mila km tra l’Oceano Pacifico e il Mar Glaciale Artico.
Oltre ai classici simboli del Canada come la foglia d’acero, l’alce e l’orso, nei quali vi imbatterete tantissime volte durante il vostro anno scolastico in Canada, può essere considerato un altro simbolo del paese anche l’inconfondibile scritta rossa di Tim Hortons, la catena fast food in assoluto più diffusa di tutto il Canada, tanto che sono circa 3000 i ristoranti in tutto il paese. Da Tim Hortons si bevono caffè, frappuccini e milkshake e si mangiano ciambelle, muffins, torte ma anche panini di vario genere.
Nel 1967, l’allora Ministro della Difesa Paul Hellyer inaugurò una pista d’atterraggio per UFO a St. Paul, in Alberta, con una mappa del Paese incisa nella pietra e una targa di accoglienza con messaggi di pace tra i popoli, siano essi terrestri o intergalattici.
Con l’acqua non sbagliate mai, perchè è alimento fondamentale della dieta mediterranea. E’ alleata della linea, quindi potrete berne in quantità, evitando invece succhi di frutta e bevande zuccherate. Lo zucchero peraltro andrebbe ridotto se non eliminato dalla propria dieta: se non riuscite a rinunciare alla dolcezza, preferite il miele o lo sciroppo d’acero. State alla larga anche dalle bibite light con dolcificanti e senza zucchero, non sono ideali per la salute.
Non si può certo pensare di tornare in forma senza muoversi. Rinnovate l’abbonamento in palestra, camminate tutti i giorni, andate a ballare, concedetevi lunghe passeggiate, lasciate la macchina e spostatevi a piedi o in bicicletta, evitate l’ascensore e fate le scale, praticate gli sport che più vi divertono, sfruttate ogni occasione per fare dell’attività fisica.
Al posto di usare sale e salse, insaporite le pietanze con spezie ed erbe aromatiche, vantano numerose proprietà benefiche oltre a essere stimolanti e drenanti. Un vero toccasana per la linea.
Fibre e fermenti aiutano l’intestino a svolgere la sua attività al meglio e un intestino sano è alla base di benessere e bellezza. Privilegiate dunque alimenti che contengano questi due preziosi elementi: come frutta e verdura per le fibre, yogurt e kefir per i fermenti.
Non serve controllare le calorie e pesare gli alimenti, basta mangiare gli alimenti giusti, via libera a: frutta, verdura, cereali integrali, pesce e carne magra cucinati in modo semplice e senza eccedere nei condimenti. Non privatevi dei grassi “buoni” come olio extravergine d’oliva, semi oleosi e frutta secca, vero che sono calorici, ma in quantità moderati aiutano a restare in forma. Voglia di dolce? Un quadretto di cioccolato fondente concedetevelo a cuor leggero.
Ancora pochi giorni e poi ufficialmente potremo festeggiare l’anniversario dei primi cinquantanni dal sensazionale evento che fu il primo uomo sulla Luna. Un evento storico perché avvenuto in un secolo, il ‘900, dilaniato dai conflitti mondiali e dalla guerra fredda e che per qualche ora sembrava aver posto fine agli attriti tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Il mondo assistette a 19 ore di diretta, di registrazioni in cui si cercò di rivivere dal pianeta Terra quanto stava accadendo sulla Luna. Tutti hanno potuto assistere al primo sbarco dell’uomo sulla Luna vivendo quelle ore con il fiato sospeso.
Siamo in piena guerra fredda e i russi sembravano aver preso il sopravvento nella conquista dello spazio. C’era stato lo Sputnik 1, nel 1957, il primo satellite artificiale, e il primo uomo nello spazio nel 1961: era Jurij Gagarin, che divenne così la prima persona nello spazio e il primo a orbitare intorno alla Terra. Gli Stati Uniti d’America, nonostante la nascita della National Aeronautics and Space Administration (NASA), voluta nel 1958 dal presidente Eisenhower, continuava a calcare il secondo posto.
Un campus moderno a soli 35 minuti da Miami e vicino anche alla storica sede della NASA, una scuola privata americana di alto profilo didattico i cui studenti diplomati si sono in passato iscritti a molte tra le più prestigiose Università americane come Boston College, New York University, Massachussets Institute of Technology. Il campus è fornito di diversi servizi tra cui Science Lab, College Center, Media Center, Gymnasium, Chess Room, Auditorium. Se vuoi organizzarti con i tempi giusti stiamo già raccogliendo le iscrizioni per settembre 2019! Come diciamo sempre è molto importante iniziare a organizzare per tempo il periodo di studi all’estero. Vi organizzate meglio voi, e sapremo aiutarvi meglio noi.
Il primo allunaggio è avvenuto il 20 luglio del 1969 grazie alla missione Apollo 11. I membri dell’equipaggio erano Neil Armstrong, comandante, Buzz Aldrin, pilota del modulo lunare, e Michael Collins, pilota del modulo di comando. L’obiettivo principale della missione era il raggiungimento del suolo lunare da parte dell’equipaggio e il ritorno sulla Terra. Il lancio avvenne il 16 luglio 1969 da Cape Canaveral (John F. Kennedy Space Center), in Florida, e il 20 luglio dopo una serie di complesse manovre e di “contrattempi” da gestire, finalmente ci fu lo sbarco e la prima passeggiata lunare che fu trasmessa in diretta televisiva. Il primo a scendere e a mettere piede sul nostro satellite fu Neil Armstrong, che pronunciò l’iconica frase: “Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un grande passo per l’umanità”. Lui e Aldrin si occuparono degli esperimenti e della raccolta di campioni mentre Collins rimase nel modulo di comando, Columbia, in attesa del rendez-vous con il modulo lunare, Eagle, per recuperare i suoi colleghi e tornare sulla Terra. Circa 650 milioni di telespettatori furono testimoni di quell’impresa memorabile che si concluse con il ritorno sano e salvo dell’equipaggio recuperato nell’Oceano Pacifico il 24 luglio.
Mi presento, sono Martina, ho 19 anni e sono al primo anno di medicina. Non studio però in Italia, ma alla RUG (University of Groningen), a Groningen nel nord est dell’Olanda.
La mia esperienza all’Università è al 200% positiva, adoro il corso che sto seguendo e mi piace moltissimo la didattica e l’approccio allo studio utilizzato qui. Molto lontano da quello italiano, con lezioni sempre interattive, continuo scambio professore-studenti, gruppi di lavoro piccoli, e molta pratica, oltre che ai diversi ruoli di persone di sostegno e un curriculum che spazia molto e non si limita a focalizzarsi prettamente sull’aspetto accademico, ma si interessa molto a tutte le competenze trasversali necessarie per riuscire nel diventare medico (nel mio caso) come comunicazione, collaborazione, metodologia e ricerca ecc. Come tutti i sistemi ha le sue falle, e rimane comunque un corso estremamente impegnativo, non stop per 10 mesi, che porta con sé delusioni e soddisfazione, tanto stress, ma anche successi.
Penso che qualsiasi studente straniero arrivato in olanda non possa non imbattersi prima o dopo in un incidente in bicicletta, sono matti. Un po’ alla volta però impari che al semaforo quando diventa verde per le bici lo diventa in tutte le direzioni e cominci ad aspettarti che ti sbuchino fuori biciclette dal nulla; impari ad usare il freno col contropedale; ti arrendi al fatto di portarti dietro un ombrello, perché tanto col vento a 40km/h è inutile e ti abitui al fatto che se riesci a non essere completamente fradicio almeno una volta in una giornata puoi considerarlo un gran bel giorno; la bicicletta diventa una specie di protesi, fondamentale.
Impari ad andare in bici con la valigia; impari il nome di tutto quello che compri sempre al supermercato e impari a rispondere in modo corretto alle cassiere senza dover chiedere il solito “sorry can you please say it in english?”. Un po’ alla volta quella lingua incomprensibile diventa familiare e ci cominci a capire qualcosa, quando esci la sera a ballare conosci le canzoni olandesi e anche se spari parole a caso ti senti parte della situazione. Prima di rientrare come snack prendi dal muro una croquette o un flikandel, non giri più con i contanti, ma paghi anche un caffè con il bancomat. Alla fine impari ad apprezzare in modo incredibile quei venti minuti di sole. E sì ti lamenterai sempre dell’inesistenza di una vera e propria cucina olandese o di verdure che sappiano di qualcosa; ti lamenterai delle ciliegie a 10 EUR al kilo e del costante vento e tempo orribile; ti lamenterai delle stravaganze a volte esagerate degli olandesi, ma alla fine impari a sopportare i difetti di questo paese e ad amarne i vantaggi. Come al solito vivere in un altro paese è sempre come andare sulle montagne russe: un giorno lo ami e il giorno dopo vorresti poter mollare tutto e tornare a casa, ma in fin dei conti rifarei questa scelta altre mille volte.
Beatrice è la nuova MB Foreign Correspondent.
Ci hai già parlato nel tuo video di “arricchimento nel conoscere nuove persone”: quali aspetti del tuo carattere pensi di portare nella tua classe canadese?
Sono molte le domande che ci vengono poste sulla host family nell’anno scolastico all’estero. La host family suscita l’interesse delle domande di genitori e ragazzi per qualsiasi esperienza di scambi culturali in inglese. Le domande più ricorrenti, del tipo “come sarà la mia famiglia?”, “è composta da mamma e papà?”, “ci sono altri ragazzi?”, “sono famiglie volontarie?”, sono domande fondamentali perché come diciamo sempre la host family durante l’anno all’estero ha una grande importanza nella riuscita complessiva di un programma: quando i ragazzi si trovano bene nella famiglia il 90% dell’esperienza è positivo. Con la host family nel semestre scolastico all’estero o nell’intero anno scolastico può instaurarsi un rapporto durevole negli anni.
Un aneddoto simpatico che ha colpito Michela è stato recentemente, quando è venuto a trovarci nella sede di MB Francesco, Foreign Correspondent MB uscente, (
MB Scambi Culturali garantisce la custodia e la sicurezza da parte delle famiglie ospitanti anno all’estero, accuratamente selezionate, che possono essere famiglie con la mamma e il papà o con uno solo dei due genitori, possono avere figli grandi o più piccoli, e spesso se coetanei i ragazzi vengono ospitati nella stanza dell’host brother o della host sister. Le famiglie possono essere volontarie o famiglie che ricevono un piccolo contributo. Le famiglie volontarie sono quelle del 







