A Dublino per uno stage lavorativo: la storia di Carlotta
13 Aprile 2017
Aggiornato il 12 Febbraio 2018
Oggi vi raccontiamo l’avventura di Carlotta, ragazza di 17 anni, che ha fatto un’esperienza di lavoro valida come Alternanza Scuola Lavoro a Dublino.
Buona lettura!
“Ciao a tutti! Mi chiamo Carlotta Bassi, ho diciassette anni e frequento il liceo linguistico a Piacenza. Una delle mie più grandi passioni è viaggiare e la scorsa estate ho deciso di unire questo hobby ad una nuova esperienza: quella lavorativa. Dal momento che nelle scuole la pratica sta diventando sempre più importante e richiesta.
La destinazione dello stage lavorativo era Dublino, una delle città più magiche d’Europa, dove sono rimasta per tre settimane durante il mese di luglio. Premetto che ho deciso di intraprendere questa avventura con una mia amica perché non sapevo se mi sarei trovata bene e in questo modo ci saremmo sostenute a vicenda. Anche se dopo l’esperienza posso assolutamente consigliare di intraprendere il viaggio anche da soli perché non si è mai veramente soli, ma si continuano a conoscere persone nuove.
Il primo giorno di lavoro ero molto agitata, lo ammetto, ero stata assegnata, dall’agenzia, ad un negozio che vendeva uniformi per la scuola a venti chilometri dal centro di Dublino. Accompagnata dalla host mum ho conosciuto Barbara la responsabile del negozio e gli altri dipendenti, quasi tutti ragazzi universitari che si sono subito rivelati molto gentili e non hanno esitato dal mettermi alla prova. Per questo ero molto contenta ed entusiasta perché era ciò mi permetteva di mettermi in gioco e pian piano conquistarmi la loro stima e fiducia. Così di settimana e in settimana mi venivano assegnati incarichi sempre più importanti: dall’occuparmi di riordinare i capi o di fare l’inventario fino ad aiutare i clienti nel trovare le giuste divise e taglie. I miei “colleghi”hanno perfino organizzato un pomeriggio dopo lavoro, dove abbiamo praticato sport al chiuso e concluso la bella giornata con una cena in un ristorante italiano, scelto per farmi sentire a casa. Inoltre l’ultimo giorno di lavoro mi hanno organizzato una festa a sorpresa dove mi è stata regalata una delle loro bellissime felpe e un biglietto, che porterò sempre nel cuore, con le loro dediche.
La giornata lavorativa iniziava alle nove e si concludeva intorno alle quattro/cinque. La prima settimana è stata sicuramente la più difficile perché dovevo imparare ad utilizzare e a conoscere i mezzi pubblici e anche i ritmi del lavoro. In queste prime piccole difficoltà sono stata sempre affiancata dalla famiglia che si è rivelata essere fondamentale. Infatti mi hanno fatto sentire come se fossi a casa, aiutato i primi giorni per arrivare a lavoro, ad organizzare le gite nei fine settimana e per molte altre cose.
La famiglia era composta da Jackie quella che ora considero la mia seconda mamma, Camillo il papà, Alana la sorella più grande che ora è in Russia in una delle scuole di ballo più importanti del mondo, Max e Romano i fratelli più piccoli e simpatici. Nella nostra famiglia viveva anche una ragazza spagnola di sedici anni con la quale oltre a divertirmi tantissimo nella vita della quotidiana delle tre settimane ho instaurato un rapporto bellissimo che continua nonostante la lontananza.
La mia giornata tipo consisteva nel svegliarmi alle sette e mezza, alle otto e mezza pronta alla fermata del pullman per andare a Dùn Laoghaire, dove lavoravo. Intorno all’una pranzavo, per mezz’ora, in un piccolo bar vicino al negozio. Poi riprendevo a lavorare fino alle quattro/ cinque. Terminato il lavoro incontravo la mia amica che lavorava in un supermarket e andavamo in centro a Dublino o passavamo del tempo con la famiglia che credo essere stata la cosa più bella: abbiamo giocato a carte, festeggiato il decimo compleanno di Romano, guardato gli europei, parlato delle diverse usanze, degli interessi comuni soprattutto con Alana con la quale mi sento ancora quasi ogni giorno. Dopo queste attività arrivava il momento più atteso della giornata: la cena, infatti Jackie ogni giorno creava piatti diversi e squisiti che ancora ricordo..ahaha.
Durante i weekend io e Camilla organizzavamo delle gite con alcune ragazze conosciute in aeroporto e negli incontri organizzati dalla scuola alla quale eravamo appoggiati. Ad esempio siamo state a Howth un paesino di pescatori che consiglio di vedere, come gita più lunga siamo stati a Belfast.
È molto difficile raccontare questa esperienza perché credo sia unica e solo da provare per poter capire. Dopo questa avventura ho notato un grande cambiamento in me: dalla persona timida e riservata che ero ora sono molto più sicura e aperta e con un nuovo modo di relazionarmi alle persone; inoltre come dimenticare i legami fortissimi che ho stretto con persone fantastiche! Oltre questi aspetti che cambiano e influenzano la persona ho notato anche miglioramenti nel capire e parlare con scioltezza l’inglese”.
Carlotta
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